Quanto siamo sorvegliati nel mondo? una mappa dei database biometrici

Il dato biometrico è quanto di più delicato esista, più del nome, dell’indirizzo o del numero di telefono, è quell’informazione che, già di per se, ci identifica in maniera sostanzialmente univoca.

Eppure spesso non ci rendiamo conto di quanti di questi dati concediamo l’utilizzo, la nostra impronta digitale è salvata nei nostri cellulari e pc per lo sblocco, ma anche conservata dalla nostra banca per permettere l’accesso al’internet banking, apponiamo firme su tavolette grafometriche, acquistiamo dispositivi dotati di riconoscimento facciale.

Lo studio

Spesso alla raccolta di questi dati si accompagnano finalità di sicurezza e controllo, Comparitech ha quindi condotto uno studio che mette in luce quanti di questi dati vengono raccolti e utilizzati in  50 paesi del mondo: i risultati spaccano a metà il pianeta, dove vige il GDPR le tutele sono decisamente più ampie che altrove.

Lo studio ha lo scopo di creare una graduatoria che tenga conto dei vari aspetti collegati al trattamento di dati biometrici, assegnando un punteggio ad ognuno di questi, fino ad un massimo complessivo di 25 punti.

I risultati comuni alla maggioranza dei paesi

Nella stragrande maggioranza dei casi sono emersi i seguenti trattamenti di dati biometrici:

  • Raccolta di dati biometrici ai controlli negli aeroporti.
  • Utilizzo delle impronte digitali in ambito bancario.
  • Utilizzo o fase di test di telecamere dotate di riconoscimento facciale.

 

I “cattivi”

La Cina conquista il primo posto quale paese maggiormente sorvegliante con 24 punti su 25, a causa di un database biometrico nazionale che include il dna dei cittadini, un uso assolutamente pervasivo delle telecamere di sorveglianza, che in città arrivano ad essere 100 ogni 100 abitanti, l’introduzione del riconoscimento facciale per ogni nuovo utente della telefonia mobile e il controllo delle onde celebrali dei lavoratori per il miglioramento della produttività.

Seguono Malesia e Pakistan (21), Usa (20), India, Indonesia, Filippine e Taiwan (19).

Gli europei

In europa la situazione è decisamente migliore, nel peggiore dei casi, in Estonia raggiunge 18 punti su 25 mentre in Portogallo, dove i databse di dati biometrici sono radicalmente vietati, e in Irlanda, dove ci si limita ad un database di criminali  si arriva a 11 punti su 25.

Immediatamente dopo arrivano Cipro, Gran Bretagna, Romania e Svizzera.

Sul punteggio Italiano (15/25) pesa l’enorme databse della Polizia di Stato, che ha ottenuto un punteggio pari a 4/5.

Questi punteggi bassi sono da attribuire al General Data Protection Regulation (Gdpr) e alla sua regolazione in ambito biometrico, specialmente sul luogo di lavoro. Tutti i paesi europei hanno un punteggio uguale o inferiore a tre nell’utilizzo delle telecamere a circuito chiuso. Alcuni paesi hanno adottato il riconosicmento facciale ma solo in certe aree e per specifici eventi. Dove invece la maggior parte dei paesi crolla è la sezione relativa ai visti.

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