Sono 46,5 i milioni di Euro in sanzioni comminate dal Garante per la Protezione dei dati personali nel corso del 2020, il dato è ancora più impressionante se si considera che il totale in tutta Europa è di poco più di 60 milioni di euro, il che equivale a dire che le sanzioni comminate nel nostro Paese superano la somma di tutte quelle comminate nel resto dell’Unione Europea.
Al secondo posto troviamo infatti la Svezia e al terzo l’Olanda, con rispettivamente 7 e 2 milioni di euro.
Questo tesoretto è frutto di 13 verbali, pochi, a confronto con la Spagna che ne ha irrogati 76 (su di un totale Europeo di 124).
La violazione più frequentemente contestata è quella ricollegabile all’art. 6 Reg. UE 679/2016, cioè la mancanza di sufficienti basi giuridiche per il trattamento e dunque l’illiceità del trattamento dei dati personali.
La ricerca in parola è stata realizzata da Finbold sulla base di “GDPR Enforcement Tracker” che raccoglie le sanzioni comminate per violazioni del GDPR.
Secondo la relazione di valutazione del Gdpr pubblicata in occasione del secondo anniversario dall’entrata in vigore della normativa, il GDPR:
“ha conseguito la maggior parte dei suoi obiettivi, in particolare offrendo ai cittadini un solido nucleo di diritti azionabili e creando un nuovo sistema europeo di governance e di contrasto. Il regolamento si è rivelato uno strumento flessibile per sostenere l’adozione di soluzioni digitali in circostanze impreviste come la crisi della Covid-19“.
Le istituzioni Europea hanno sottolineato come all’interno delle aziende si stia diffondendo la cultura della compliance e della protezione dei dati personali, ma forse le pesanti sanzioni comminate in Italia devono suonare come un campanello d’allarme per il nostro paese.